Qual è la qualità migliore che deve possedere un allenatore di calcio?
Conoscere bene il gioco, la tattica e saperla insegnare ai suoi giocatori?
Oppure deve possedere la capacità di leggere la partita e adottare contromisure che possano portare la squadra alla vittoria?
Sicuramente le suddette peculiarità sono molto importanti per far sì che un allenatore sia un bravo allenatore ma, per essere eccellente, cosa deve fare? Cosa deve imparare?
Per essere eccellente a mio avviso c’è un aspetto alla base di tutto, qua
ndo si parla di sport di squadra. Questo aspetto, o per meglio dire caratteristica, è il saper comunicare con i propri giocatori personalizzando la comunicazione. Cosa intendo?
Voglio dire che ogni essere umano (giocatore) è unico e, nella sua unicità, ha bisogni diversi da dover soddisfare e di conseguenza sarà “più sensibile” ad un certo tipo di messaggio o comportamento (che fa sempre parte della sfera comunicativa).
Ad esempio se un mio giocatore ha nel suo profilo Reiss un forte Bisogno di Riconoscimento, eviterò di colpevolizzarlo per un errore commesso, piuttosto, userò nei suoi confronti una comunicazione rafforzativa e di incitamento, anche e soprattutto in situazioni in cui il giovane commette degli errori. E sottolineo la parola soprattutto.
Per chi non lo sapesse il bisogno di riconoscimento è il bisogno di farsi accettare dagli altri, è voler dire: “Ehi se mi inciti a fare meglio, se mi fai i complimenti, io darò tutto me stesso!”
Spesso invece vedo allenatori che sono capaci soltanto di urlare, con ogni calciatore della rosa. Come se questi ragazzi fossero stati creati tutti con lo stesso stampino.
Come è possibile pretendere una prestazione positiva da un giocatore che viene perennemente sgridato e che magari cerca (per bisogno intrinseco) sostegno?
Non può funzionare così, giusto?
Come funziona l’affascinante sfera comunicativa ce lo insegna anche la Motivazione Scientifica che ci dà le informazioni per ottenere il meglio da una persona: questa persona infatti va capita, per poi creare nei confronti di quest’ultima una “comunicazione su misura”.
Perché nel momento in cui si comprende chi si ha davanti, gli si dà la possibilità di aprirsi alle sue più profonde potenzialità, e visto che si parla di sport di squadra, sarà poi l’intero gruppo ad averne giovamento, allenatore compreso.
Valerio Spadoni
RMP Profiler, Coach e Talent Scout Calcistico
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